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STELLA EGITTO RACCONTA IN GUERRA PER AMORE

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L’attrice siciliana rivive con Itaeventi il set del film in uscita nelle sale italiane il 27 ottobre. La regia è di Pierfrancesco Diliberto “Pif”. di Guido Biondi

 

Lo sguardo di Pif torna sul grande schermo e questa volta regalerà un film ambientato negli anni della Seconda guerra mondiale, attraverso una storia d’amore – apparentemente – proibita. In guerra per amore sarà al cinema dal 27 ottobre con un perfetto equilibrio tra cinema d’autore e cinema popolare, una storia densa di spunti da approfondire, soprattutto sulla Sicilia e il suo rapporto con la mafia nel delicato confronto con i servizi statunitensi poco prima dello sbarco sull’isola. Un film che farà certamente discutere e catturerà gli spettatori con la bellezza delle sue immagini. Tra le protagoniste del film vi è Stella Egitto nel ruolo di Teresa, una giovane madre con un bambino di dieci anni in attesa del ritorno del compagno. Stella, già molto conosciuta per le sue interpretazioni cinematografiche, televisive e teatrali, è una delle grandi rivelazioni della pellicola. Itaeventi l’ha intervistata per anticipare i contenuti del film e per capire tutto quello che è accaduto sul set.

Com’è arrivata questa occasione di interpretare il Film di Pif?
Arriva come una notizia grandiosa e straordinaria: avevo fatto un provino per il suo precedente film ma non mi avevano scelta, cosa invece accaduta per In guerra per amore. Sono contenta perché era rimasto il desiderio di lavorare con Pierfrancesco e il suo primo film mi aveva entusiasmato anzi me ne sono innamorata. Mi sono preparata psicologicamente per calarmi nell’epoca del soggetto del film, il 1943 e ho cercato di immedesimarmi nel personaggio che avrei dovuto interpretare. Mi ha certamente aiutato essere nella mia terra, la Sicilia: è stato come sentirsi a casa. Quando sono iniziate le riprese – a Erice – ho realizzato che è stato il set più bello della mia vita. Questo paese incredibile situato su un promontorio vicino a Trapani è uno dei posti più belli del mondo, lo scenario era incantevole a cominciare dalle nuvole. Anzi, proprio le nuvole dettavano i tempi. C’era una nebbia fittissima e poco dopo cielo terso e ancora nuvole per tutta la giornata. Incantevole.

Lei di dov’è originaria? Può aver influito l’essere siciliana nella scelta del suo personaggio?
Io sono di Messina e sono molto legata alla mia terra anche se adesso vivo a Roma. Ovviamente sono sicura che sia stato determinante essere siciliana per il personaggio che rappresento nel film e devo dire che quasi tutto il cast è siciliano. Raccontiamo uno spaccato della storia della nostra terra e non poteva – secondo me – che essere raccontato da nativi. Anche Pif – ad esempio – è di Palermo. La Sicilia è una terra particolare…

Nel film c’è una sotterranea presenza: si parla di mafia.
Tutto è filtrato da un linguaggio assolutamente personale e autoriale. Pif ha uno sguardo unico e originale, sicuramente emerso nel precedente film.

Lei si è sentita coinvolta anche emotivamente nel raccontare della sua terra e della mafia?
Emotivamente al 100%. Il mio è un ruolo molto delicato nel film, l’ho vissuto con molta responsabilità; come attrice ho cercato di avere molto rispetto per la figura che interpreto. Credo che il ruolo di  ogni attrice sia far uscire la scrittura del film attraverso di te, anche mettendo da parte te stessa. Prestiamo anima, corpo e voce al nostro personaggio. Ho ascoltato moltissime persone, molte delle quali avevano un piccolo ruolo di comparsa e ognuno raccontava di aver vissuto sulla propria pelle la storia di In guerra per amore. Questo ha generato un carico emotivo per tutta la durata delle riprese. Ho cercato di non risparmiarmi anzi di consumarmi e di bruciare per essere il più possibile dentro il personaggio. Per me il film si gira a cuore aperto per cercare di regalare il più possibile autenticità.

Il suo personaggio è Teresa, ce lo può raccontare?
Una giovane mamma con un bambino di dieci anni che aspetta il ritorno del suo compagno partito per la guerra. Vivo in una casa con il padre del mio compagno, una voce antifascista. Il mio temperamento è quello di una madre responsabilizzata, con l’intento di far vivere al proprio bambino una vita il più possibile stabile nonostante gli eventi.

Non è stato certamente un ruolo facile.
Certamente no. Io nella vita non ho ancora avuto l’esperienza della maternità. Eppure, il ruolo che interpreto ha risvegliato delle sensazioni insite – secondo me – in ogni donna, alcune in modo maggiormente spiccato e altre in maniera minore. Prima ancora di parlare di senso di maternità – con grandissime virgolette – posso, invece, trattare l’argomento responsabilità. Contestualizzando il mio ruolo nel film, nella magia sprigionata, io ho finito per aderire a Teresa. E per come conosco io il cinema, per come almeno lo vivo succede che le cose accadono naturalmente. Avere per mano un ragazzino di dieci anni e dover scappare sotto i bombardamenti, ti porta naturalmente a mettere davanti a te il tuo ragazzino. Anche capire il contesto storico ha richiesto una notevole preparazione: ho rispolverato un po’ dei ricordi di mia nonna, ho guardato e letto diversi libri, mi sono molto documentata. E, nonostante tutto, uno dei ricordi più belli della lavorazione del film è il sorriso stampato sulle labbra dopo dodici ore ininterrotte di set di tutte le persone coinvolte.

Uno dei punti cruciali del film è la richiesta di un accordo con la mafia da parte dell’esercito americano. Un argomento del quale si è sempre parlato molto poco in Italia, soprattutto nel cinema popolare.
Sicuramente Pif ci ha conquistati in tanti col suo primo film, soprattutto col suo sguardo. Questo significa che tu racconti qualcosa di preciso con il tuo punto di vista. Lui ha un grandissimo talento e ha il pregio di narrare una storia spiazzando, dicendoti qualcosa di altro. Questa è la sua cifra stilistica.

Ci sono stati problemi nel portare avanti il soggetto del film per le sue tematiche?
Qualunque cosa smuova le coscienze dal marcio e dal mediocre è senza dubbio un elemento di disturbo. Hanno cercato di assopirci e farci abbassare i nostri parametri del concetto di giusto e sbagliato. A quelli che vogliono tenere la testa sotto la sabbia certamente darà fastidio. Ma il resto delle persone, che sono la maggioranza, ne potrà solo godere del film. C’è l’intrattenimento ma c’è anche un cinema per riflettere, lo dico senza nessuna forma di snobismo. Sono convinta che ci sia lo spazio per ogni genere di film compreso quello per il nostro, per capire un periodo storico e approfondire.

Ha iniziato a studiare teatro all’Accademia Silvio D’Amico a Roma, è stato il suo punto di partenza?
Sono arrivata a Roma diciottenne con la determinazione di studiare teatro. Ancora oggi, per me, il teatro è il centro del mio mondo. Uno dei miei desideri è quello di esibirmi al Piccolo Teatro di Milano e sono così ostinata che tenterò ancora migliaia di volte finché non sarà una realtà. Per me fare teatro dieci ore al giorno, sette giorni su sette è la vita. Credo che questo sia un tipo di lavoro che ti sceglie. Nonostante sia piena di fragilità e insicurezze so di essere determinatissima nell’aver scelto questo percorso, so quello che amo: dare vita ai miei personaggi, aderire a scritture meravigliose ed eterne. Ho studiato tantissimo e il teatro ha cambiato un po’ tutta la mia vita: è importante sottolineare che dietro ad ogni ruolo c’è uno studio e un bagaglio culturale.

Il cinema è arrivato dopo.
Si dopo il teatro. Non avevo nemmeno un agente, pensavo solo a studiare.

La tv – nel suo caso – l’ha arricchita, grazie a delle scelte mirate.
Ho scelto. Vengo da una famiglia semplice e non mi sono mai abbassata a fare delle cose che non sento mie. Mi sento libera da questo punto di vista. Magari ho detto no a progetti nei quali mi avrebbero strapagata ma preferisco così.

Ha partecipato a Decameron con Daniele Luttazzi. Com’è da vicino?
Si è costruito un personaggio ma è una persona semplice. Credo che per arrivare al suo livello devi avere dei grandi spigoli, dei vuoti enormi e dei pieni “pienissimi”. Bisogna avere voglia di crescere, di correre e di lottare. Ognuno indossa una propria maschera e per maschera intendo un linguaggio: è artista raro.

Qual è il prossimo sogno nel cassetto da realizzare?
Io spero sempre di misurarmi con ruoli interessanti. Mi piacerebbe uscire da questo stereotipo di brava ragazza, dare volto e anima anche ad un altro lato di me. Quindi uscire dalla mia “confort zone” e dal ruolo rassicurante. Vorrei sporcarmi, imbruttirmi, essere sbagliata, iniziare a esplorare una dimensione diversa.

 

 

Stella Egitto scopre giovanissima la sua passione per la recitazione ed inizia il suo percorso di formazione all’Accademia Nazionale d’Arte drammatica Silvio d’Amico di Roma. Nel 2009 inizia la sua carriera in teatro recitando in opere classiche e moderne, sotto la guida di importanti registi, tra i quali Ferro, Cappuccio, Pugliese e in compagnia con Gianmarco Tognazzi. Dopo la commedia brillante Ti Stimo Fratello, il film di Aurelio Grimaldi Diario di un’inquietudine, attualmente in fase di post produzione, Stella è stata scelta da Pif per la sua seconda opera In guerra per amore che uscirà nelle sale il 27 Ottobre 2016. Stella è un attrice molto amata dal pubblico televisivo: dall’esordio in Decameron di Daniele Luttazzi a Squadra Antimafia 3, passando per Questo nostro amore e I ragazzi di Pippo Fava, da Gli anni spezzati diretta da Graziano Diana fino alla nuova serie Romanzo siciliano diretta di Lucio Pellegrini. Sul web ha recitato con la serie Forse Sono io 2.

 

In guerra per amore, regia di Pierfrancesco Diliberto “Pif”. Con Pif, Miriam Leone, Andrea Di Stefano, Stella Egitto. Prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Mieli. Una produzione Wildside con Rai Cinema. 01 Distribution. Uscita 27 ottobre 2016.

SINOSSI
New York, 1943. Mentre gli Stati Uniti sono nel pieno della Seconda guerra, Arturo Giammarresi, un umile lavapiatti palermitano emigrato a new York, deve risolvere una difficile situazione sentimentale. Arturo ha una relazione clandestina con Flora, la bellissima nipote di Alfredo, il proprietario del ristorante per cui lavora. A ostacolare il loro amore è Carmelo: non un rivale qualunque, ma il figlio del potente boss Don Tano Piazza, il temuto e rispettato braccio destro di Lucky Luciano. Al rampollo di casa Piazza, lo Zio Alfredo ha promesso in sposa la bella nipote. E, nonostante le ritrosie della ragazza, non può e non vuole rimangiarsi la parola data. È una situazione disperata. Arturo e Flora sembrano destinati al peggio ma non tutto è perduto perché c’è qualcuno che può ancora opporsi a questo matrimonio: il padre di Flora. Sembra tutto risolto se non fosse per un piccolo inconveniente: l’uomo non abita a New York ma in uno sperduto paesino siciliano. Arturo, che è un giovane squattrinato, ha solo un modo per raggiungere l’isola: arruolarsi nell’esercito americano che sta preparando lo sbarco in Sicilia, l’evento che cambierà per sempre la storia della Sicilia, dell’Italia e della Mafia. E così, la notte del 10 luglio 1943, tra i soldati statunitensi che arrivano all’isola c’è anche Arturo. Mentre gli alleati sono lì per liberare l’isola dai nazifascisti, il suo unico obiettivo è trovare il padre della ragazza e ottenere il suo sì. In Sicilia Arturo incontrerà il tenente Philip Catelli che porta con sé informazioni top secret. Fra i due nasce una sincera amicizia: Arturo aiuterà il tenente a fraternizzare con i siciliani e capirne i lati più contorti della loro lingua e della loro mentalità. Il tenente Catelli, invece, farà scoprire ad Arturo una verità sullo sbarco che doveva rimanere segreta: l’aiuto chiesto dai servizi militari americani a Cosa Nostra. Attraverso la romantica storia d’amore tra Arturo e Flora, il film racconta uno degli eventi simbolo della seconda guerra mondiale e l’origine dell’ascesa della mafia nel dopoguerra.

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