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NON PARLARE, BACIAMI

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Luciano De Crescenzo affronta la filosofia e l’amore. ”Del resto, se battesse il cervello, sai che male ‘a capa!” di Guido Biondi

 

Che cosa significa veramente amare? È la domanda principale del nuovo libro di Luciano De Crescenzo Non parlare, baciami. Ingegnere, sceneggiatore, regista e, soprattutto, scrittore, ha pubblicato per la prima volta nel 1977 Così parlò Bellavista.

I Romani lo chiamavano Cupido, i greci Eros. Lei scrive “Amore è uno scugnizzo napoletano”. Cos’è l’amore? L’Incantesimo perfetto?
Io la penso come Fedro nel Simposio di Platone: l’Amore è il più potente di tutti gli dèi. E sì, di sicuro è un incantesimo, ma non perfetto. L’amore può farci sognare, ma se non è corrisposto può anche trasformarsi in un tormento.

Si evince la sua scelta in favore dell’amicizia, sentimento più forte e longevo. In particolare nel capitolo dedicato al matrimonio afferma che quel che manca in una coppia sposata è proprio l’amicizia. È così impossibile?
In realtà lo sostiene il filosofo tedesco Friedrich Nietzesche, ed io sono d’accordo con lui quando afferma che nel momento in cui decidiamo di trascorrere l’esistenza con un’altra persona, dovremmo chiederci cosa proviamo all’idea di conversare con lei per tutto il resto della nostra vita.

Il libro è costantemente pieno di intermezzi con “i consigli” di Ovidio salvo poi dichiarare apertamente che “di fronte all’amore, quello vero, siamo tutti disarmati”.
Ebbene sì, per quante teorie si possa scegliere di mettere in pratica, quando ci innamoriamo realmente di qualcuno, siamo completamente disarmati.

Ama e fa ciò che vuoi” è una delle frasi più strumentalizzate della nostra epoca. Tutto si può, tutto è fattibile, tutto è relativo…
Sant’Agostino ne era certo: finché si ama con animo puro, tutto è permesso. Ora, io non sono del tutto convinto che questo precetto si possa applicare alla nostra contemporaneità, e che questa purezza d’animo si ritrovi in tutte le persone che compiono certi gesti “per amore”.

Come in molti dei suoi libri mitologia e storie personali s’intrecciano cercando di unire alto e basso. Possiamo imparare la storia di Eco oppure dedicarci all’approfondimento sui “selfie”.
I selfie, come scrivo nel libro, sono la massima espressione del narcisismo contemporaneo, eppure, come dimostra il mito di Eco, l’essere concentrati su se stessi spesso può distogliere l’attenzione dalle cose importanti che ci circondano, come l’amore di un’altra persona.

Come è riuscito a trovare la chiave per rendere la filosofia fruibile al grande pubblico attraverso il racconto?
Il segreto è rendere semplici le cose complicate, in questo modo anche concetti all’apparenza difficili diventano alla portata di tutti.

Lei afferma che ci si innamora con il cervello, non con il cuore. ”Del resto, se battesse il cervello, sai che male ‘a capa!”
Decisamente! Anche il padre della psicanalisi, Freud, ne era convinto: quando ci innamoriamo, siamo incapaci di intendere e di volere.

Fichte sostiene che “l’amore è l’unico elemento in cui la natura si introduce nella ragione”. Anche per lei la forza dell’amore è la stessa descritta da Dante?
Sì, ci sono casi in cui l’amore si trasforma in un turbine di passioni tali da muovere “il sole e le altre stelle”.

La nostra non è più l’epoca dei legami ma delle connessioni” sembra essere la vera lama affilata del suo libro.
Sempre più spesso mi capita di incontrare persone così concentrate ad osservare lo schermo del proprio cellulare, da non accorgersi di chi gli cammina accanto. Siamo sempre connessi, eppure profondamente soli.

Pensa sempre che le donne sono – in fondo – l’unica e vera “distrazione” per l’uomo?
Sicuramente la più bella distrazione che un uomo possa concedersi.

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