ITAeventi.it

Musica

FEDEZ. FAQ – a domanda rispondo, Mondadori Editore (in collaborazione con eFanswer)

fedez

È la prima “social biography”, scritta dall’autore in collaborazione con i suoi fan. Creata grazie al progetto eFanswer, una piattaforma social-editoriale che permette agli utenti di interagire con le popstar, ponendo loro direttamente le domande. Vi proponiamo un estratto del libro, scritto direttamente dal rapper.

 

La vita di strada è stata davvero una maestra per me. Non ero un senzatetto. I miei genitori erano un po’ preoccupati, ma comunque mi davano il permesso di sbagliare. Pero non ero abbandonato a me stesso, ero più libero rispetto alla media dei miei coetanei ma avevo una casa dove tornare a dormire e dove mi davano da mangiare. Anche per questo mi sono potuto godere gli incontri fantastici che la strada ti offre. Uno dei miei amici più stretti era un senzatetto, un genio e un folle, che era convinto di aver scoperto il metodo per vincere al SuperEnalotto. Raccoglieva continuamente le schedine del concorso, ne possedeva migliaia, e aveva convinto anche me a portargliele. Un giorno mi svelo che il suo splendido piano era di giocare contemporaneamente tutte le schedine che aveva accumulato: cioè spendere un pacco di soldi! L’ho perso di vista, ma non credo che sia mai stato nelle condizioni di verificare se il suo metodo fosse davvero infallibile. Un altro incontro elettrizzante fu con il padre di uno dei miei migliori amici. Mentre noi stavamo in Vietta, questo signore uscì di galera, dopo aver scontato una pena di trent’anni. E si mise a girare insieme a noi. Era molto simpatico e teneva una pistola sempre in tasca. Probabilmente sapeva che qualcuno gli avrebbe potuto rompere le scatole e quindi era sempre armato. Però, visto che il suo cognome era ultranoto alla polizia, quando era con noi ci chiedeva il favore di tenergliela. Io la mettevo nel mio zaino. E per fortuna non l’ho mai visto usarla. Fra gli altri personaggi con delle storie pazzesche c’era un ragazzo, avrà avuto venticinque anni, sempre vestito firmato e alla moda. Professione: ladro. Anche lui aveva escogitato un metodo, ma questo era davvero infallibile: entrava nei negozi con uno zainetto foderato di carta stagnola, un piccolo trucco che gli consentiva di passare indenne i controlli all’uscita. Gli bastava entrare nei negozi, riempire lo zainetto dei vestiti che gli piacevano e poi uscire tranquillamente. Una volta lo sfidai e lui rilancio dicendomi: “Vuoi vedere che entro nel negozio qua dietro e rubo il manichino in vetrina?”. Dopo qualche minuto arrivo, e devo ammettere che quello che teneva fra le braccia era proprio il manichino. Io fui una delle cause scatenanti dello sbriciolamento del Muretto. La fidanzata dell’epoca mi tradiva con un ragazzo di un’altra compagnia, quella del Giambologna. Ero presissimo di lei e impazzii. Mi presentai in Colonne con un affilacoltelli rubato dalla cucina di casa mia e glielo spaccai in testa. Non ero mai stato violento prima di allora, non avevo mai alzato un dito contro nessuno. In quell’occasione persi il controllo e, quando arrivo tutta la sua compagnia, scoppio una rissa e fini che lui si vendico spaccandomi il setto nasale. Tempo dopo, ho saputo che questa persona ha avuto problemi a un orecchio. In quell’occasione, molta gente mi difendeva, ma tanta altra mi dava addosso perché avevo iniziato io. Alla fine me ne andai via. Cosi la compagnia si sciolse, e io riallacciai i rapporti con Emis Killa, che viveva a Vimercate, un po’ fuori mano. L’avevo perso di vista da quando ci eravamo spostati in Colonne, perché lui non ci aveva seguito. In più stava lavorando per un’etichetta discografica, la Blocco Recordz, quindi aveva abbandonato la vita di strada, aveva cominciato a incidere le sue canzoni ed era in chiara ascesa. Quell’estate la passammo insieme, da qualche parte in Abruzzo, in un campeggio vicino al mare. Io non avevo vie d’uscita. Non facevo più freestyle perché mi ero rotto le balle. Mi ero comprato un microfono, scrivevo i miei pezzi e li mixavo nella mia cameretta. Prima che lui entrasse nella Blocco Recordz, Emis e io eravamo nell’orbita di Esa. Esa è un personaggio storico del rap italiano e io ero un suo grande fan. Partimmo molto carichi, ma ci accorgemmo presto che ci aveva chiamati per fare soltanto i suoi interessi. Un giorno registrammo un pezzo a casa sua, e lui ci propose di girare anche il video musicale, col suo telefonino cellulare. Per mille euro. Da quella proposta capimmo che era meglio cambiare aria ed etichetta, anche se parlare di etichetta in quel caso forse e un po’ esagerato; si trattava sempre di persone che si proponevano per darti una mano e poco più: non c’erano soldi, ne strategie artistiche, niente. Con la Blocco Recordz Emis Killa pubblico il suo primo mixtape di successo. Titolo: Keta Music. Apparivo anch’io, in un pezzo dal titolo “Pum Pum”. Quando venne il momento di esibirsi, Emis mi chiese di fargli le doppie. Nonostante fosse una bella occasione la sprecai: fare il gregario, vivere di luce riflessa non mi è mai piaciuto, non ce la facevo. Altre volte mi si era presentata la possibilità di infilarmi nella scia di altri che stavano tirando la testa fuori dall’acqua, ma io non ce l’ho mai fatta. Sono una persona troppo orgogliosa e ho sempre rifiutato questo tipo di opportunità, anche in modo piuttosto scontroso. È più forte di me: non riuscivo e non riesco tutt’ora a leccare il culo a chi sta sopra. Questa cosa successe anche con Emis. Sul palco feci un lavoro di merda e dopo poco la Blocco Recordz mi caccio dal palco e dall’etichetta. C’e da dire che quell’etichetta pagava il tour nei locali solo a Emis, io invece mi dovevo accollare tutte le spese. Ero considerato tempo buttato, me l’ha addirittura confermato tempo dopo il tizio che seguiva e segue ancora Emis. Credo che oggi abbia capito che errore e stato farmi andare via. In ogni caso, quando mi cacciarono persi non solo il palco con Emis, ma praticamente tutte le mie amicizie e i miei rapporti. Ognuna delle persone che conoscevo sali sul carro del vincitore, cioè Emis Killa, e scelsero di abbandonare me. Mandai a cagare tutti e provai a camminare con le mie gambe. Non potrò mai dimenticare la frase con cui i tipi della Blocco Recordz mi liquidarono: “Da oggi sei un cieco senza cane guida”. Abbandonare la strada, ritornare a casa, fu davvero dura. Ero sicuro della mia scelta, ma cominciai ad avere attacchi di panico e altri problemi del genere. Il tempo stava per scadere, ero giunto a un bivio: se non ce l’avessi fatta con la musica, avrei dovuto cercarmi un lavoro. E su questo i miei genitori erano stati molto chiari. Per fortuna non ero solo. All’epoca avevo una ragazza, con cui sono ancora adesso in ottimi rapporti, che mi aiuto a non mollare. Anzi, anche grazie al suo sostegno, ritrovai l’energia per tentare il tutto per tutto. Con lei aprii un piccolo negozio di tatuaggi, in zona piazzale Selinunte. L’affitto era di 300 euro al mese. Lei faceva i tatuaggi e io le tenevo l’agenda degli appuntamenti.

Share: