ITAeventi.it

Libri

FABIO CANINO: RAINBOW REPUBLIC

FABIO CANINO RAINBOW REPUBLIC

Il primo romanzo di Fabio Canino racconta del viaggio di un moderno Ulisse. Con la consueta dote di ironia. di Bruno Quiriconi

 

“È il mio primo romanzo, ha una valenza importantissima perché io sono un grande lettore e ho un grande rispetto per chi scrive; inoltre su Radio 2 Rai presento un programma che si chiama Miracolo italiano, il sabato e la domenica dalle 9 alle 10,30, nel quale parliamo sempre di un paio di libri e presentiamo le interviste agli scrittori. Quindi ho avuto sempre un pudore rispetto al libro romanzo.”

Intervista a Fabio Canino

Quando ha iniziato a scriverlo?
Avevo questa idea del mio romanzo da dieci anni, una Repubblica che improvvisamente diventa gay. A una cena con Ricky Cavallero di Mondadori ho raccontato di questa idea e lui mi ha subito fatto capire che la considerava perfetta per pubblicarla in un libro. Sul momento ho subito fatto cadere la cosa perché non me la sentivo di intraprendere la scrittura di un romanzo per davvero ma ha insistito e così ho promesso che ci avrei provato. Quando ha visto le prime bozze era entusiasta.

Il primo problema da risolvere durante la scrittura è stato quello di fare un libro divertente e ironico; ma desideravo anche scrivere delle cose mie, soprattutto fare delle ricerche come sulla Pink Economy. In un primo momento volevo fare una guida turistica ma avrebbe preso un’altra strada. Poi è finalmente arrivata l’idea giusta: come sarebbe stata l’Italia confrontata con questa Repubblica gay emergente? Prima di tutto non avrebbe avuto rapporti diplomatici perché l’Italia è considerata una omofoba Repubblica italo-vaticana.

Mi è venuto in mente quando i giornalisti italiani non potevano andare in Cina e, nel caso, ci fossero riusciti, avevano obbligatoriamente una guida ufficiale per andare nei posti “concordati” dalle autorità. Così ho iniziato la storia di un giornalista italiano – di chiara fama e politicamente non schierato -, finalmente invitato nella nuova Repubblica gay, accompagnato da una ragazza. E piano piano mi sono ritrovato a scrivere di questi due personaggi, il giornalista e la ragazza, e del loro innamorarsi un po’ per volta. Io non ci credevo quando qualcuno me lo raccontava ma è vero che il libro si scrive “scrivendolo”. Mi piaceva che in uno stato gestito da Gay ci fosse una storia d’amore eterosessuale, un gioco di contrasti. Finché dopo qualche tempo mi sono ritrovato in mano una copia di Rainbow Republic, romanzo distopico gay.

Perché ha deciso di ambientarlo in Grecia?
Prima di tutto perché ho sempre avuto un grande amore per il Paese. E nel libro descrivo alcuni luoghi della Grecia lontani dai soliti luoghi comuni come Mikonos. E, di fatto, può anche essere una piccola guida nel viaggio di Ulisse. Il mio viaggio di Ulisse. Un altro motivo è perché il copyright gay è soprattutto greco, è nato tutto lì; scrivo anche dei rimandi storici “alleggeriti” per non prendermi troppo sul serio. Mi piace unire l’alto e il basso.

Sono un fautore della superficialità, fondamentale: più le cose sono inutili, più sono utili. Poi il guardarsi da una dovuta distanza: chi si prende troppo sul serio ritiene le proprie azioni talmente importanti per la società da obbligarci a seguire il pensiero. Invece è bene pensare che se ne può fare tranquillamente a meno. E poi non ti diverti. Finché potrò seguiterò a divertirmi – io sono un attore, autore, scrittore – non lavorando. Almeno finché qualcuno se ne accorgerà (ride, ndr).

Cronache marziane è stato un programma di successo e molto innovativo; non avrebbe il desiderio di fare una nuova trasmissione tv?
Cronache marziane è stato un episodio nella mia vita professionale e privata pazzesco. Non tutti hanno capito il mio desiderio di mescolare l’alto e il basso. Del resto sono terrorizzato quando qualcosa di mio piace a tutti. Dopo questo programma mi hanno riproposto delle brutte copie e ovviamente ho declinato. Devo dire che ho visto distruggere quello che avevamo fatto con Cronache marziane facendone delle copie gradite ai bigotti. Inoltre noi il trash lo usavamo come critica, consapevolmente, non era fine a se stesso.

Chiambretti è trash?
È finto trash. Lui non va mai oltre il “lecito”: la maestà televisiva gli dice di fare il cattivo e il birichino ma senza farlo mai veramente. Il mio problema è che – invece – andavo oltre, ogni qualvolta sento l’urgenza di dire la mia. Era l’unico programma “vero” non fatto per la televisione. Inoltre quando un programma funziona così bene ti fai anche tanti nemici: io ero l’ultimo arrivato, senza raccomandazioni…

Anche quando è ospite di programmi mainstream la sua è sempre la parte del borderline, molto sottile…
Io sono consapevole che, in base al mezzo che usi, il codice di comunicazione deve cambiare. Quindi se sono su Rai Uno non sono su Italia Uno o su La7, capisco che il pubblico è diverso. A me fa anche piacere che non tutti capiscono tutto anche se è una frase un po’ snob.

Se dico una cosa molti pensano che sia pazzo e magari qualcuno a casa invece ha capito cosa volevo comunicare. Ad esempio a Ballando sotto le stelle devo dire che Milly Carlucci ha insistito per avermi sin dalla prima edizione perché all’inizio io non ne volevo sapere, credevo di risultare incompreso. Ma grazie proprio a Milly – che è una che vede lontano -, devo dire che mi sono sempre trovato bene e anche che mi sono divertito, un po’ come i vecchietti del Muppet Show.

Su Gay Tv faceva una divertente parodia di Raffaella Carrà.
Purtroppo hanno chiuso tutto perché costava troppo e nessuno in Italia voleva fare lo sponsor di un programma gay. Mi trovo sempre in situazioni nelle quali arrivo troppo presto, quasi un pioniere. Poi quando lo fanno altri dieci anni dopo tutti a dire che è geniale; ma non puoi mai commentare altrimenti sembra che rosichi. Se posso, ultimamente non guardo molto la televisione, al massimo le serie televisive e tanto internet, la radio più di tutto. E sono un grande lettore di libri.

Il suo nuovo libro avrà un seguito o è puro divertissment?
Puro divertissment! Sono fierissimo di come è venuto fuori perché è esattamente come lo volevo e questa è la cosa più importante. Il finale del romanzo è una vera sorpresa, ed è un’idea che mi è venuta in progress, mentre stavo scrivendo, pochi giorni prima della consegna delle bozze. Una notte meravigliosa mi sono svegliato e mi sono detto: “Caro Ulisse, ti cambio il finale!”. Credo di avergli dato una mano nel prosieguo della sua vita e di tutti gli altri Ulisse che conosco.

Se finisce primo in classifica?
Scappo, faccio il giro del mondo!

Share: