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ANDREA E PIETRO GREGORI: GIOIELLI INDOSSATI DA PERSONE FELICI

andrea e pietro gregori

Una conversazione con Andrea e Piero Gregori, uno dei due fratelli rappresentanti la quarta generazione in attività, in attesa di vedere se arriverà la quinta. Una lunga storia di passione culminata con un’espansione internazionale. Con l’unico obiettivo di unire creatività e professionalità al desiderio di chi vuole trasmettere emozioni. di Bruno Quiriconi

 

Le origini di Andrea e Pietro Gregori

“Tutto è partito a fine ‘800: due fratelli, Giovanni e Giuseppe – uno orafo e l’altro sarto – hanno iniziato a creare gioielli. Questo connubio tra moda e gioielli oggi sembra assolutamente normale e consolidato ma bisogna contestualizzare le due figure all’inizio del secolo scorso per capire il loro estro e la giusta intuizione; insieme hanno sviluppato l’estetica dei gioielli I Gregori. Hanno aperto il primo punto vendita – ancora oggi esistente – in zona nord Milano (Piazza Dergano) utilizzandolo anche come laboratorio. In seguito i loro figli Luigi ed Andrea, hanno continuato l’operato sino agli anni ’50 passando a loro volta il testimone alla terza generazione ovvero i nostri genitori fino alla fine degli anni novanta. Oggi la quarta generazione è composta da noi due e operiamo principalmente nel flagship store di via Marghera a Milano”.

La realizzazione dei gioielli
Andrea e Piero oggi sono gli ideatori dei gioielli I Gregori: ne seguono tutta la filiera, dalla preparazione, al disegno, alla produzione, alla commercializzazione e i rapporti con l’estero. L’ispirazione è sempre la donna; una donna che anela ad un anello regalato da un uomo, pegno tangibile del desiderio. Del resto cambiano i tempi ma per la persona amata si pensa ad un gioiello di valore quale miglior forma di slancio per testimoniare il proprio impeto.

“È l’uomo il protagonista assoluto del regalo pensato e selezionato con cura. Non per niente le nostre ultime collezioni si chiamano Abbracci e Glamour, proprio perché sono pensate e ideate per rendere felice una donna, per farla sentire desiderata e amata. Nature e Flowers sono, invece, ispirate alla natura”. Esclusi i diamanti quali altre pietre preziose sono di maggiore interesse? “Rubino, smeraldo e zaffiro sono allo stesso livello, sempre dopo il diamante, spesso abbinati insieme”.

Diamonds are the girl best friend
“Oggi come ieri è ancora il diamante l’oggetto del desiderio più ambito. Sin dalla storia più remota ogni guerriero portava alla sua donna un diamante, simbolo dell’invincibilità. È un richiamo atavico. E la sua bellezza, come pietra è indiscutibile. Più che il diamante solitario, i gioielli con diamanti sono la nostra cifra stilistica. Ed è – in assoluto – la richiesta costante dei nostri clienti. Anelli, bracciali, orecchini in oro bianco, oro rosa, con fantasie e diamanti”. La fantasia in contrapposizione al gusto classico, un mix di innovazione e tradizione; ma quale delle due declinazioni è predominante? “A livello nazionale e cittadino la nostra è un’immagine classica; la nostra comunicazione a livello internazionale tende ad evidenziare il gioiello ricercato ed elaborato”.

Made in italy
“Una decina di anni fa abbiamo iniziato un processo di internalizzazione con esposizione in fiere in tutto il mondo: da Honk Kong a Tokyo sino a Las Vegas e Basilea. Un approccio trasversale che consente al cliente internazionale di trovare i nostri gioielli presso i concessionari del globo intero”. Esclusa l’Italia qual è il mercato più importante per I Gregori? “Posto che tutto cambia molto velocemente, in questo momento senza dubbio il mondo asiatico. Vendere gioielli al mondo asiatico potrebbe apparire come uno che vende ghiaccio agli eschimesi poiché loro sono grandi produttori. Abbiamo chiuso all’inizio dell’anno un accordo con una azienda distributrice cinese e questo significa che siamo presenti anche sul loro mercato”.

Il Made in Italy ha ancora il suo appeal? “Assolutamente si. Soprattutto oggi dopo aver passato qualche anno in sofferenza a causa della globalizzazione e dell’impatto dei nuovi mercati, diciamo dal 2008 al 2010. Dalla fine dell’anno scorso c’è un inversione di tendenza, il consumatore orientale ha necessità di qualcosa di diverso: un po’ come noi italiani negli anni sessanta, tutti un po’ esterofili. Questo fenomeno di crescita sta iniziando anche dall’altra parte del mondo; aiutati dal cambio euro-dollaro favorevole, dai costi di produzione in salita da loro e in leggera discesa da noi”. Viene percepito all’estero il blasone della continuità della dinastia? “Si, è un valore aggiunto. Molti produttori di questi paesi vengono proprio da noi per avere qualcosa di distintivo. Il Made in Italy è ancora oggi – a mio parere – il brand più famoso nel mondo: i nostri gioielli sono certificati con questo brand. Sicuramente è un plus”.

Gioielli indossati da persone felici
Aneddoti? Un cliente facoltoso che ha volutamente esagerato nel comprare un set completo di gioielli e accessori? “Il cliente per antonomasia è l’uomo che vuole trasmettere il proprio amore alla sua donna; capita spesso di vedere acquistare un anello e qualche giorno dopo gli orecchini e magari ancora qualcosa da abbinare la settimana successiva. Non è mai un iperbole comunque: noi proponiamo gioielli in oro e diamanti, hanno un loro significato intrinseco, sono quasi sempre la conseguenza di un pensiero che si legherà nel tempo a un momento importante della vita. Dico spesso che i nostri gioielli sono indossati da persone felici, vengono abbinati a un momento di gioia: può essere una nascita, l’innamoramento, una data da ricordare, un anniversario. Quindi è felice chi lo indossa e chi lo regala”.

Intanto è già stato spezzato un classico tabù: la terza è generalmente il capolinea delle generazioni continuative in una azienda. A questo punto sorge spontanea l’ultima domanda: la vostra “dinastia” andrà avanti? “Pensiamo e ci auguriamo di si; abbiamo dei figli e notiamo che ci sono dei piccoli segnali in questo senso nonostante la loro età ancora acerba; cerchiamo di trasmettere loro – senza mai esagerare – la nostra passione”.

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