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UNA STORIA DI DONNE

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Gabriella Magnoni Dompé oltre ad essere imprenditrice si dedica da molti anni all’impegno sociale con diversi progetti. Un impegno trasmesso da sua madre e che a sua volta cerca di tramandare a sua figlia. di Guido Biondi

 

“Io vengo da una famiglia matriarcale, nella quale l’elemento femminile è sempre stato predominante. Mia madre ha dovuto inventarsi imprenditrice, io sono stata “formata” per essere imprenditrice”.
Cosa le ha insegnato sua madre?

Mia madre mi ha insegnato la responsabilità sociale e la cura dei valori. Io non volevo fare l’imprenditrice: avrei voluto essere una interprete giurata all’O.N.U. e, di conseguenza, studiare lingue. Purtroppo non mi è stato possibile perché figlia unica, senza padre: avevo un’azienda e una tradizione famigliare da portare avanti. Quindi, dagli Stati Uniti sono rientrata in Italia e mi sono laureata in Analisi delle decisioni strategiche all’Università Bocconi di Milano. Solo negli anni 2000 ho potuto conseguire un master nel settore immobiliare, in quanto negli anni ottanta non esisteva simile specializzazione a Milano.
E la sua vita privata?

Mi sono sposata due volte: una in giovanissima età e una seconda volta a 32 anni. Il secondo matrimonio è stato con il padre di mia figlia Rosyana, Sergio Dompé. Con lui ho vissuto un’epoca di entusiasmo e innovazione: nascevano le biotecnologie. La mia passione per la “comunicazione” è stata appagata, sono venuta in contatto con persone di grandissima levatura internazionale. Sono ancora grande amica del premio Nobel Kary Mullis e di sua moglie Nancy. Mullis è stato l’autore del processo di clonazione del DNA (PCR), grazie al quale abbiamo oggi il test del DNA. Dopo la separazione sono ripartita da me stessa nel mio lavoro e in un lungo percorso di aiuto verso il prossimo. Può sembrare strano ma è così. Il modo migliore per rendersi utile è regalare ciò di cui più prezioso abbiamo: la nostra esperienza, e l’esperienza dei nostri problemi. Ho iniziato in qualità di figlia a occuparmi dell’associazione “Emergenza Anziani”, di cui sono stata vicepresidente. Nota ai più per la famosa campagna “adotta un nonno” dei primi anni 2000 sostenuta dal Comune di Milano e da Renato Pozzetto. Come figlia mi sono occupata di anziani perché avevo una mamma anziana e conoscevo molto bene i suoi/miei problemi di ogni giorno; come donna e come mamma mi sono dedicata alle problematiche dei bambini e delle donne. Ogni associazione che sostengo è scelta dal momento di vita in cui mi trovo: solo così sono certa di dare me stessa.
Qual è il progetto che l’ha coinvolta maggiormente?

Senza dubbio la Casa Pediatrica di cui sono Ambassador. Un progetto in continuo divenire con iniziative legate a problematiche mediche e psicologiche relative ai bambini. Ultimamente stiamo ricoprendo la facciata d’ingresso di via Fatebenesorelle, tappezzandola con le figure di super-eroi, ideati dall’artista Domenico Pellegrino. Tutti hanno lo sguardo rivolto alle finestre dell’ospedale perché sono gli eroi che vegliano sui piccoli pazienti.
Come si è sviluppato il progetto?

L’idea base è stata di unire il pubblico al privato in una sinergia in grado di creare un reparto pediatrico diverso. Abbiamo affidato a una trentina di artisti (Guerriero, Fiorucci, Guercino, Veneziano tra gli altri) il compito di decorare gratuitamente le ventiquattro camere ad oggi funzionanti dando vita a una galleria permanente. Il reparto diretto dal Dottor Luca Bernardo, è stato inaugurato l’8 maggio 2015 alla presenza del Sindaco Giuliano Pisapia e del Presidente della Regione Roberto Maroni, e dai vertici dell’Ospedale Fatebenefratelli. Si chiama Casa e non Reparto proprio perché i bambini – seppur nei limiti – hanno la sensazione di stare in un ambiente confortevole

che ricorda il più possibile il calore di una casa. Sappiamo quanto sia importante il legame tra psiche e il corpo, per questo nella Casa Pediatrica si cerca di mantenerlo intatto per sopportare al meglio la malattia.
Cosa comporta il suo ruolo di Ambassador?

Ho accettato con piacere il ruolo di Ambassador per la Casa Pediatrica: in qualità di mamma perché per un genitore la peggior malattia è quella del proprio figlio; in qualità di figlia perché ho pensato che il più bel regalo che si possa fare a un genitore, che non è più con noi, è dedicargli un gesto concreto, che possa significare la volontà di trasferire l’eredità dei suoi valori alle generazioni successive. Credo che per fare della beneficienza vera e concreta bisogna conoscere bene la causa che si sposa e seguirla il più possibile nei vari passaggi. Casa Pedriatica significa assistenza gratuita per tutti i bambini in una struttura sanitaria pubblica. Un luogo allegro e pieno di colori, con un’equipe fantastica. Ho dedicato una stanza in memoria di mia madre. Credo che questo sia un valido esempio per mia figlia: leggere il nome della nonna in un luogo creato per aiutare tanti altri bambini. Nella Casa Pediatrica nulla è stato lasciato al caso. I colori scelti sono stati studiati da psicologici con la massima attenzione alla cromoterapia. Si è aggiunta recentemente una pet-therapy: si possono portare i propri animali in una zona esterna appositamente creata. Se un bambino desidera avere un piccolo animale di compagnia, e non lo possiede, gli viene portato dalla Lega Antivivisezione.
Ha curato personalmente la divulgazione del progetto?

Sì. Devo anche ringraziare tutti gli organi di stampa per il loro supporto utile a far conoscere il progetto e  nell’accogliere e rilanciare il nostro messaggio. Un esempio su tutti sono i tavolini regalati da un artista di Lugano subito dopo aver letto del progetto su Io Donna.
Quali altri cause ha sposato recentemente?

Seguendo il mio amore per la fotografia ho sostenuto come Ambassador Colortaste, un progetto nel quale gli Chef stellati si trasformavano in artisti e i loro piatti in opere d’arte grazie al lavoro di Alfonso Catalano che ha girato l’Italia per immortalare i nostri Chef più rappresentativi con i loro piatti. La vendita delle opere si è concretizzata in un aiuto all’Associazione Pane Quotidiano per l’accoglienza agli stranieri e sempre più anche ai milanesi stessi. Nel campo della moda sono co-chair di amfAR, Fondazione che si occupa dal 1985 della ricerca contro l’Aids. La Fondazione organizza serate di found raising in varie città del mondo. Io sostengo la serata di gala milanese che è l’evento principale della Fashion Week.
Qual è il suo ultimo impegno in ordine cronologico?

“Un Angolo contro”, un progetto di Alberto Loro, bancario e pittore, anche lui multitasking come me. La casa Pediatrica è la principale struttura nel nord Italia per il bullismo. Luca Bernardo è il responsabile è il capo dell’unità italiana di crisi contro il bullismo. Se penso a mia figlia dodicenne il bullismo e il cyber-bullismo sono due tematiche

molto attuali. Ho deciso di sostenere questa campagna chiamata “Un angolo contro”, che è soprattutto una campagna di comunicazione fotografica senza scopo di lucro, per denunciare ogni forma di discriminazione (omofobia, violenza sulle donne, razzismo) attraverso la collaborazione di testimonial forti.

Chi sono gli attori coinvolti nel progetto?
Il progetto coinvolge il giornalista, l’imprenditore, lo sportivo, e altri personaggi forti per far capire che anche delle figure vincenti possono essere passate per angoli diversi. Ad ogni testimonial vengono poste due domande: “Cosa significa essere messo all’angolo per te” e “Come uscirne”? L’angolo diventa una metafora artistica per spiegare l’isolamento fisico e psicologico, ma anche la riflessione che può portare a svariate vie d’uscita.
Qual è il fil rouge del suo impegno attuale?

Cerco sempre di mantenere una coerenza tra i vari progetti che sostengo. La Casa Pediatrica, infatti, ha uno sportello aperto 24/24 a disposizione di chiunque abbia bisogno di aiuto contro i fenomeni di bullismo e connessi. Ci sono specialisti psichiatri e operatori che fanno ricerca sul web contro il cyberbullismo, il tutto a disposizione di tutti gratuitamente. È fondamentale la prevenzione, soprattutto nelle chat, verso i soggetti deboli che vengono adescati in rete. Bisogna anche tener presente che la difficoltà per le famiglie e i soggetti coinvolti è capire a chi rivolgersi, anche per questioni di mezzi e possibilità: si pensa subito allo psicoterapeuta, ma la visita specialistica costa. Ecco perché un numero verde per chi vuol comunicare con un nostro operatore. Questo è ciò che succede nella Casa Pediatrica.
Il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica è una gratificazione per il suo impegno?

Senza dubbio ed è arrivato grazie al mio impegno sociale. Lo vivo come una prima tappa in un percorso senza fine che necessita continuamente di sviluppo e dedizione.
Compatibilmente alla sua attività imprenditoriale si vede un giorno proiettata in una carica internazionale?

Sì, potrebbe essere anche questo un sogno. Ma sono una persona concreta e finché ho una figlia piccola non me la sento perché ciò comporterebbe una forte presenza all’estero. Per il momento mi concentro nel portare avanti i miei impegni nel mio paese e nella mia città, fino in fondo, cercando di creare sinergia tra lavoro di ogni giorno e progetti che si presenteranno. Ma la vita è imprevedibile ed io sono pronta.

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